Compagnia di San Giorgio: San Giorgio

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Compagnia di San Giorgio: San Giorgio

San Giorgio

Descrizione:

L’ICONA, IL MITO E IL CULTO
San Giorgio
L’iconografia che rappresenta San Giorgio in lotta con il drago, per liberare una fanciulla, non appare nei primi secoli ma solo dopo l’avvento dei Crociati; può essere stata reinterpretata una vecchia iconografia pagana per rappresentare Giorgio come il perfetto cavaliere cristiano, spinto da motivazioni etiche e religiose. Giorgio nell’immagine protegge una creatura indifesa: questa poteva rappresentare la Terra Santa, preda dell’islam, oppure la Chiesa, ovvero la cristianità da difendere dagli infedeli o dal Maligno, oppure i deboli ed i poveri, secondo l’etica cavalleresca. L’immagine più amata tra gli ortodossi è quella che lo vede su un cavallo bianco che colpisce il drago, quale principe e cavaliere cristiano preso a simbolo della grazia e della bellezza che vincono il Male.

Il culto
Il culto nasce a Gerusalemme, qui nel VI° secolo Giorgio diviene patrono di Betlemme. Nello stesso secolo, a Gerico gli viene dedicato un monastero e a Magonza Venanzio Fortunato celebra in una chiesa a suo nome. A Roma gli vengono dedicate Porta San Sebastiano e la Chiesa di san Giorgio in Velabro, in cui sono conservate sue reliquie. Ferrara lo sceglie come Patrono e gli dedica la Cattedrale, la Repubblica di Genova assume come bandiera la Croce di san Giorgio rossa in campo bianco. A Bisanzio viene fondato l’Ordine Costantiniano dei Cavalieri di San Giorgio, ereditato dai Borbone di Napoli e tuttora attivo. San Giorgio è venerato anche oggi in Russia, è il patrono di Mosca e la sua Croce svetta sulle Basiliche del Cremlino spezzando la mezzaluna. Il culto si diffonde nel Regno dei Franchi ed in Inghilterra; qui la festa di san Giorgio è festa nazionale, qui viene istituito l’Ordine di san Giorgio e la Croce di san Giorgio fa parte della Union Jack. San Giorgio è stato un riferimento positivo per molte generazioni; Sir Robert Baden-Powell lo ha scelto come Patrono dello scautismo mondiale.
UNA STORIA VERA
San Giorgio
La Compagnia è intitolata a San Giorgio, esemplare testimone delle virtù umane e cristiane che rappresentano il perfetto Cavaliere di Cristo: egli indica la via da seguire per compiere il bene, per affrontare con coraggio e fiducia le difficoltà, per dare speranza ad un mondo sempre sul punto di perderla, per agire secondo giustizia e ritrovare il cammino che conduce alla verità ponendosi alla sequela di Cristo. E’ l’uomo che non ha paura né di lottare contro il male né di accettare il martirio per testimoniare che solo la verità vale una vita.

La vita di San Giorgio è avvolta nella leggenda, ma vicino a Tel Aviv, a Lydda, restano le sue tracce; lì ci sono una chiesa e i resti archeologici di una basilica cimiteriale a lui dedicati. Egli è morto tra il 300 ed il 303; la basilica è stata costruita dopo l’Editto di Costantino che nel 313 ammette il culto cristiano nell’Impero.

La ricerca storica
Per la ricerca storica, occorrono tre coordinate: “nomen, locus, dies natalis”: un luogo, un nome, un giorno. Il “nomen” è Giorgio che si estende nell’Oriente e nell’Occidente fino ad essere patrono di intere città e nazioni. Secondo la tradizione era figlio di Geronzio, persiano dell’Iran, e Policronia della Cappadocia, in Turchia. Il “locus” è Lydda, dove viene ucciso e si fa una basilica “ad corpus”, cioè sulla sua tomba. Il dies, la memoria liturgica, è il giorno del suo martirio. Ai primi cristiani non interessava la vita dei santi, valeva solo che avessero dato la propria vita per Cristo.

Il “dies natalis”, cioè della nascita in cielo, è il 23 aprile. Il martirio di Giorgio è avvenuto nell’ultima persecuzione di Diocleziano, il quale per garantire l’unità dell’impero volle purificare l’esercito temendo che i cristiani potessero dimostrarsi inaffidabili. Giorgio ne fu vittima perché rifiutò tutti i tentativi di Diocleziano di fargli rinnegare la fede cristiana prima con l’offerta di doni poi con la tortura; Giorgio resistette e testimoniò sino alla fine la sua fede in Cristo che considerava compatibile con la fedeltà all’imperatore secondo verità e giustizia, come qualunque soldato cristiano. Purtroppo l’imperatore era di avviso contrario.

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